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ESPOSIZIONE VIRTUALE - Ab Incarnatione: quando l’anno iniziava il 25 marzo

Esposizione virtuale e presso la sala conferenze della Biblioteca domenica 26 marzo 2023

 

Il 25 marzo è sempre stato, per Firenze, una data particolarmente importante perché segnava, come in altre città italiane ed europee, l’inizio dell’anno civile secondo il computo cosiddetto ab Incarnatione, cioè calcolato dalla ricorrenza liturgica dell’Annunciazione. La riforma del calendario voluta dal papa Gregorio XIII nel 1582 fissò il capodanno al 1° di gennaio, secondo il computo cosiddetto a Circoncisione, cioè calcolato dalla ricorrenza della circoncisione di Gesù.

Seppure tanti contributi scientifici per l’innovazione fossero partiti proprio da Firenze, da menti come quelle del frate eremitano Antonio Dolciati del convento di San Gallo, del frate domenicano Giovanni Tolosani, del matematico Basilio Lapi e dell’insigne Antonio Albizzi, la città continuò a seguire il calendario “stile fiorentino” e non quello attuato dall’importante riforma che, invece, avrebbe offerto vantaggi nei rapporti con il resto del mondo.

Così facendo il Capodanno a Firenze continuò, con caparbia tradizionalità, ad essere celebrato il 25 marzo, differendo da quello ormai adottato nel mondo. I fiorentini si dovevano sempre e comunque distinguere e solo dopo 168 anni si adeguarono al calendario gregoriano grazie al decreto del 20 novembre 1749 voluto dal granduca Francesco II di Lorena, che imponeva per gli usi commerciali e nelle scritture pubbliche, dal primo gennaio 1750, il rispetto della nuova scansione temporale. L’avvenimento fu considerato così eccezionale e rivoluzionario nella tranquilla Firenze di quel tempo che ad immortalarlo fu posta sotto le logge de’ Lanzi in piazza della Signoria, un’iscrizione marmorea dettata da Giovanni Lami, dov’è tuttora visibile.

All’interno del territorio toscano esistevano due varianti principali dette rispettivamente Stile dell'Incarnazione anticipato (al modo pisano) e Stile dell'Incarnazione posticipato (detto "al modo senese", "modo lucchese", "modo pratese" o "al modo fiorentino"), il cui capodanno era sempre il 25 marzo, data tradizionale del concepimento di Gesù Cristo, ma di due anni diversi. Il primo, usato a Pisa e nella Toscana occidentale, anticipava di nove mesi rispetto allo stile moderno (quello oggi utilizzato), ponendolo il 25 marzo dell'anno precedente. Il secondo, detto Ab Incarnatione domini, usato nel resto della Toscana, a Firenze, Lucca, Prato e a Siena, posticipava di tre mesi la data del capodanno rispetto allo stile moderno, utilizzando come primo giorno il 25 marzo dell'anno in corso. Detto in altri termini, a Firenze il 25 marzo iniziava l'anno X, mentre a Pisa terminava.

Lo Stile dell'Incarnazione portava il capodanno cristiano a coincidere approssimativamente con l'equinozio di primavera, il momento d'avvio di molti calendari. Fino al II secolo a.C. anche il calendario romano sembra aver avuto inizio alcune settimane prima dell'equinozio e precisamente il primo del mese di marzo. Lo Stile dell'Incarnazione aveva, perciò, il vantaggio di ridare il significato originario ai nomi di alcuni mesi come settembre ("settimo mese"), ottobre ("ottavo mese"), novembre ("nono mese") e dicembre ("decimo mese"), che portano nel nome il riferimento alla numerazione, appunto, a partire dal primo marzo.

 

Consulta i testi esposti virtualmente:

1. Breviarium Heremi Camaldulensis

2. Calendarium Romanum Magnum

3. Romani calendarii a Gregorio XIII

4. Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, e architettori

5. Resolutio casus III propositi in Kalendario fesulano

6. Del calendario gregoriano e della astronomia romana